Amministratore di sostegno: la Cassazione chiarisce i criteri di applicazione

Amministratore di sostegno: la Cassazione chiarisce i criteri di applicazione

Con l’ordinanza n. 5088 del 26 febbraio 2025, la Corte di Cassazione interviene nuovamente sul tema dell’amministratore di sostegno, chiarendo i presupposti e i limiti applicativi di questa importante misura di protezione legale.
L’amministrazione di sostegno è uno strumento giuridico introdotto per tutelare le persone che, a causa di infermità fisica o psichica, si trovano in difficoltà nella gestione dei propri interessi. Tuttavia, come precisato dalla recente pronuncia della Cassazione, non ogni condizione di fragilità giustifica automaticamente l’attivazione della misura.

L’infermità non basta: serve una reale impossibilità di autogestione.
Infatti, uno dei principali chiarimenti forniti dalla Corte riguarda la distinzione tra la presenza di una malattia e la reale necessità di protezione giuridica.
La sola condizione di infermità, fisica o psichica, non è sufficiente: occorre che la persona non sia in grado di provvedere ai propri interessi, neanche con il supporto di familiari o professionisti di fiducia.
In assenza di tale impossibilità, non sussistono i presupposti per attivare l’amministrazione di sostegno.

 

Il diritto all’autodeterminazione viene prima di tutto

La Corte ha inoltre sottolineato l’importanza del diritto all’autodeterminazione. Se la persona è lucida e manifesta il rifiuto dell’amministrazione di sostegno, il giudice non può imporre la nomina di un amministratore di sostegno, salvo che vi siano rischi concreti per la protezione dei suoi interessi.
Questa posizione rafforza il principio secondo cui l’intervento giudiziale deve essere proporzionato e rispettoso della libertà individuale, anche in presenza di vulnerabilità.

Dunque, non si può imporre la misura a chi è in grado di gestire le proprie scelte.
Un altro punto chiave ribadito dalla Cassazione riguarda proprio le situazioni in cui la persona, pur convivendo con problematiche fisiche, mantiene piena capacità di intendere, volere e decidere.
In questi casi, anche eventuali difficoltà gestionali o patrimoniali non legittimano l’attivazione della misura, soprattutto se la persona è supportata da una rete familiare o da consulenti professionisti.

 

Amministratore di sostegno: valutazione caso per caso

Quando si valuta l’opportunità di attivare l’amministrazione di sostegno, il giudice deve considerare l’effettiva gravità della situazione, le esigenze specifiche del beneficiario e il livello di supporto realmente necessario.
L’intervento deve essere proporzionato, adeguato ma non invasivo, calibrato sul tipo di attività da svolgere e sulla durata della condizione che richiede protezione.

Nel caso esaminato, la persona interessata presentava una condizione fisica compromessa, ma riusciva comunque a gestire i propri interessi grazie al supporto della famiglia e di professionisti.
Il Tribunale aveva rigettato la richiesta di nomina di un amministratore, e la Cassazione ha confermato tale decisione, ribadendo che la misura non può essere applicata in modo generalizzato.
Con questa pronuncia quindi, la Cassazione riafferma che l’amministrazione di sostegno è una misura eccezionale, da applicare solo in presenza di una reale e concreta necessità. Non si tratta di uno strumento da utilizzare in via preventiva o “per prudenza”, ma solo quando l’autonomia della persona risulta effettivamente compromessa.
Il diritto alla libertà personale e all’autodeterminazione rimane centrale: la protezione legale deve servire a garantire la dignità, non a limitarla inutilmente.

 

Quando è opportuno rivolgersi a un legale?

Se tu o un tuo familiare vi trovate in una situazione di fragilità o difficoltà nella gestione quotidiana (economica, sanitaria, amministrativa), valutare l’attivazione dell’amministrazione di sostegno può essere utile, ma è fondamentale farlo con consapevolezza e dopo una corretta valutazione legale.

Rivolgiti a un avvocato specializzato per:

  •  Verificare se sussistono i requisiti per l’attivazione della misura.
  •  Valutare alternative meno invasive (es. procura, supporto familiare).
  •  Difendere il diritto all’autodeterminazione in caso di opposizione.
  •  Impostare correttamente la richiesta al giudice tutelare, evitando rigetti.

L’amministrazione di sostegno va usata con equilibrio e solo quando realmente necessario.