Un recente caso di licenziamento disciplinare ha messo in luce temi fondamentali riguardanti l’uso dei permessi della Legge 104/1992 e le attività incompatibili durante periodi di malattia. La vicenda, che ha coinvolto l’azienda di trasporti pubblici del Lazio, COTRAL S.p.A., e un suo dipendente, è giunta fino alla Corte di Cassazione, con una decisione che fornisce spunti importanti per il trattamento dei licenziamenti disciplinari e la tutela dei lavoratori.
Il caso: cosa è accaduto
Nel 2020, COTRAL S.p.A. ha licenziato un dipendente accusato di abuso dei permessi previsti dalla Legge 104/1992 e di aver svolto attività lavorative incompatibili con il suo stato di malattia. Le accuse principali riguardavano due episodi:
- Abuso dei permessi Legge 104: il lavoratore avrebbe utilizzato i permessi per assistenza al padre disabile per svolgere attività personali, dedicandosi all’assistenza effettiva solo per poche ore.
- Attività durante malattia: in un’occasione, pur essendo in malattia con diagnosi di ansia, A.A. avrebbe svolto attività lavorativa come cantante in un locale, violando le fasce di reperibilità per le visite fiscali.
COTRAL ha ritenuto che tali comportamenti rappresentassero una grave violazione del codice disciplinare aziendale e danneggiassero l’immagine dell’azienda, decidendo quindi di licenziare il dipendente.
La risposta dei giudici al licenziamento disciplinare
La vicenda è stata oggetto di un lungo iter giudiziario. Il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittimo il licenziamento, ordinando la reintegrazione del lavoratore e un risarcimento. La Corte d’Appello di Roma ha confermato questa decisione, fornendo però interpretazioni più dettagliate:
- Permessi Legge 104: La Corte ha stabilito che non vi fosse abuso dei permessi, evidenziando che la legge non impone un’assistenza continua e totale, ma solo che il permesso sia giustificato da un’assistenza reale. Anche se l’assistenza effettiva è stata limitata, non è stata considerata illegittima.
- Attività durante malattia: Pur riconoscendo che il dipendente ha svolto attività come cantante, i giudici hanno ritenuto che ciò non fosse incompatibile con la diagnosi di ansia né dannoso per la salute del lavoratore. Non sono state fornite prove sufficienti per dimostrare un danno alla guarigione o all’immagine dell’azienda.
Implicazioni della sentenza
Questo caso sottolinea il delicato equilibrio tra i diritti del lavoratore e quelli del datore di lavoro. I permessi della Legge 104/1992 non possono essere considerati abusivi solo perché l’assistenza non è totale: la legge richiede una giustificazione plausibile per l’assenza, non una presenza continua.
Inoltre, il licenziamento disciplinare deve essere proporzionato alla gravità della violazione. La Corte ha ritenuto che le presunte infrazioni non fossero sufficientemente gravi per giustificare un licenziamento.
Questa sentenza offre spunti importanti per entrambe le parti. I datori di lavoro devono fornire prove concrete e dettagliate per giustificare un licenziamento per giusta causa, dimostrando il nesso tra la condotta del dipendente e il danno all’azienda. Per i lavoratori, è cruciale conoscere i propri diritti e sapere che il sistema giudiziario può intervenire in caso di sanzioni sproporzionate.
In sintesi, il caso ricorda quanto sia fondamentale la proporzionalità nelle decisioni disciplinari e l’importanza di prove solide per sostenere un licenziamento. Un equilibrio giusto tra rispetto della legge e diritti individuali rimane essenziale per garantire una gestione equa delle risorse umane.