La violenza economica rientra nel reato di maltrattamenti in famiglia

La violenza economica rientra nel reato di maltrattamenti in famiglia

Con la recente sentenza n. 1268/2025, la Corte di Cassazione ha segnato un passo decisivo nel riconoscimento della violenza economica come una vera e propria forma di maltrattamento in famiglia, ai sensi dell’art. 572 del codice penale. Una pronuncia che rafforza la tutela delle vittime di violenza domestica e si allinea con le normative europee e internazionali in materia di diritti umani e parità di genere.

 

Il caso e il riconoscimento della violenza economica

Il caso esaminato dalla Corte riguardava un uomo accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie, aggravati dalla presenza di minori in casa. La difesa dell’uomo sosteneva che la donna avesse liberamente scelto di rinunciare all’indipendenza economica per occuparsi della famiglia.
Tuttavia, i giudici hanno ritenuto questa argomentazione inadeguata e superficiale, evidenziando come non tenesse conto delle dinamiche di controllo e abuso psicologico maturate nel tempo. Secondo la ricostruzione dei fatti, il marito aveva ostacolato sistematicamente la possibilità per la moglie di lavorare e mantenere un reddito proprio.

La Corte ha chiarito che impedire l’autonomia economica di un coniuge rappresenta una forma concreta di violenza, paragonabile a quella fisica o verbale. La violenza economica si manifesta attraverso atteggiamenti di controllo, privazione e manipolazione, finalizzati a rendere la vittima dipendente e psicologicamente soggiogata.
In questo specifico caso, il marito aveva imposto restrizioni alla moglie che, nel tempo, avevano compromesso la sua capacità di autodeterminazione, sia a livello personale che professionale.

 

I riferimenti internazionali e l’importanza dell’indipendenza economica

Nel motivare la sentenza, la Cassazione ha richiamato la Convenzione di Istanbul, che all’articolo 3 include espressamente la violenza economica tra le forme di violenza di genere, qualificandola come una violazione dei diritti umani.
È stato inoltre citato l’articolo 3 della Direttiva UE 2012/29, che include la violenza nelle relazioni strette e considera la dipendenza economica un fattore aggravante del controllo e dell’abuso.

Un passaggio chiave della sentenza riguarda il valore dell’emancipazione economica all’interno del nucleo familiare. La Cassazione ha ribadito come l’indipendenza economica non sia solo una questione di reddito, ma una condizione essenziale per la libertà e la dignità personale.
Quando un coniuge impedisce all’altro di raggiungere questa autonomia, esercitando un controllo economico sistematico, si configura un abuso psicologico che può avere gravi conseguenze sulla salute mentale della vittima.

 

Una sentenza di rilevanza storica

La sentenza n. 1268/2025 rappresenta un precedente importante nella giurisprudenza italiana. Rafforza il messaggio che ogni forma di violenza domestica, anche quella meno visibile come la violenza economica, deve essere riconosciuta e perseguita penalmente.
È un richiamo forte e chiaro all’intera società: la dipendenza economica forzata è una forma di oppressione e come tale deve essere contrastata, tutelando chi la subisce e promuovendo una cultura fondata sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco.