La questione dell’attribuzione del cognome dei figli minori, in particolare nei casi di riconoscimento della paternità successivo alla nascita, è un tema che spesso genera dispute legali. Un caso recente ha visto protagonista una bambina riconosciuta inizialmente solo dalla madre e al centro di un contenzioso tra i genitori riguardo al cognome da attribuirle.
Il caso giuridico
Alla nascita, la bambina era stata riconosciuta solo dalla madre, che le aveva attribuito il proprio cognome. Successivamente, il padre ha avviato un procedimento legale per il riconoscimento della sua paternità, contestando il fatto che il suo cognome non fosse stato inserito nel certificato di nascita. Egli ha dunque richiesto la modifica del cognome della figlia, sostenendo che fosse nell’interesse della minore portare il suo cognome.
Il giudice di primo grado ha accolto la richiesta del padre, stabilendo che il cognome del padre sostituisse quello della madre. La madre, in disaccordo con la decisione, ha presentato appello, chiedendo che alla bambina fosse attribuito almeno il doppio cognome.
La Corte d’Appello di Catanzaro ha ribaltato la decisione del tribunale di primo grado, riconoscendo il diritto della minore a portare entrambi i cognomi. Il padre, tuttavia, ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione.
Con una decisione del 21 gennaio 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’attribuzione del cognome non è automatica, ma richiede una valutazione discrezionale del giudice. L’articolo 262 del Codice Civile, che disciplina il riconoscimento della paternità e l’attribuzione del cognome, non prevede un meccanismo rigido, ma affida al giudice il compito di decidere in base al miglior interesse del minore.
Il ruolo del giudice nell’attribuzione del cognome dei figli minori
La Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice deve valutare vari fattori prima di decidere sull’attribuzione del cognome, tra cui:
- il contesto in cui il minore è cresciuto;
- la necessità di garantire stabilità e continuità affettiva;
- il principio di uguaglianza tra i genitori.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse adeguatamente motivata e coerente con il principio del miglior interesse del minore. Pertanto, ha confermato la decisione di attribuire alla bambina il doppio cognome, riconoscendo la pari dignità di entrambi i genitori e garantendo alla minore un’identità familiare equilibrata.
Questo caso evidenzia l’importanza della valutazione discrezionale del giudice nell’attribuzione del cognome ai minori, soprattutto in situazioni di riconoscimento della paternità successivo alla nascita. La decisione della Corte di Cassazione sottolinea che la scelta del cognome deve essere fatta nel rispetto dell’interesse del minore, senza automatismi, ma attraverso un’analisi attenta delle circostanze specifiche di ogni caso.
L’attribuzione del cognome non deve essere vista solo come una questione burocratica, ma come un aspetto fondamentale dell’identità del minore, da tutelare con equilibrio e giustizia.