Assegno divorzile

Assegno divorzile

Il riconoscimento dell’assegno divorzile è stato oggetto di importanti chiarimenti da parte della Corte di Cassazione, che ne ha ribadito le funzioni e i criteri normativi fondamentali. Questo strumento, che combina funzioni assistenziali, compensative e perequative, richiede un’attenta analisi delle condizioni economiche e patrimoniali dei coniugi coinvolti.

 

La sentenza della Corte di Cassazione del 2024

La Corte di Cassazione, Sezione I, con l’ordinanza n. 32354 del 13 dicembre 2024, ha confermato che il riconoscimento dell’assegno divorzile si basa sui criteri equiordinati indicati nell’art. 5, comma 6, della Legge n. 898/1970. Questa disposizione prevede che l’assegno venga attribuito quando uno dei coniugi non dispone di mezzi adeguati o non può procurarseli per ragioni oggettive. La Corte ha ribadito che la determinazione dell’assegno richiede un’analisi comparativa delle condizioni economiche delle parti, valutando il contributo personale ed economico dato alla vita familiare, la durata del matrimonio e il reddito di entrambi i coniugi.

 

Le funzioni dell’assegno divorzile

L’assegno divorzile assolve tre funzioni principali:
1. Assistenziale: mira a garantire una vita dignitosa al coniuge economicamente più debole, compensando l’assenza di altre forme di sostegno economico. Questa funzione prevale in caso di peggioramento delle condizioni economiche di uno dei coniugi.
2. Compensativa: tiene conto del contributo fornito dal coniuge richiedente alla formazione del patrimonio familiare e personale dell’altro coniuge, riconoscendo un supporto economico in caso di squilibri patrimoniali derivanti dalle scelte fatte durante il matrimonio.
3. Perequativa: affronta le disparità economiche tra i coniugi, considerando il contesto delle dinamiche familiari e l’equilibrio economico raggiunto durante il matrimonio.

 

I criteri normativi

La Corte ha sottolineato che il riconoscimento e la quantificazione dell’assegno divorzile devono basarsi su criteri chiari e precisi, che includono:

  • L’inadeguatezza dei mezzi del coniuge richiedente.
  •  L’impossibilità di procurarsi mezzi adeguati per motivi oggettivi.
  •  Il contributo dato alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune o personale.
  •  La durata del matrimonio e l’età del richiedente.

Inoltre, in merito all’Autoresponsabilità e alla Solidarietà, la giurisprudenza ha evidenziato che l’autoresponsabilità è un principio cardine che accompagna i coniugi durante tutta la vita matrimoniale e successivamente alla sua cessazione. Tuttavia, non si può ignorare il percorso condiviso dalla coppia, specialmente quando una parte ha sacrificato opportunità personali o professionali per il bene della famiglia.
Il principio di solidarietà è alla base della funzione perequativo-compensativa dell’assegno, che deve essere riconosciuto in presenza di una significativa disparità economico-patrimoniale tra i coniugi. Questo è particolarmente rilevante quando uno dei coniugi ha rinunciato a opportunità professionali o ha contribuito in modo significativo alla gestione familiare, giustificando così l’attribuzione di un sostegno economico.

 

In conclusione sull’assegno divorzile

L’ordinanza n. 5055/2021 ha confermato l’importanza di considerare la storia coniugale e familiare nella valutazione dell’assegno divorzile. Inoltre, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9144/2023, ha ribadito che spetta alla parte richiedente dimostrare l’esistenza di uno squilibrio patrimoniale e l’impossibilità di superarlo autonomamente.

In conclusione, le precisazioni della Corte di Cassazione forniscono una guida chiara e dettagliata per l’applicazione dell’art. 5, comma 6, della Legge n. 898/1970, ribadendo l’importanza di garantire un equilibrio tra autoresponsabilità e solidarietà. L’assegno divorzile rimane uno strumento cruciale per tutelare i diritti economici dei coniugi più vulnerabili, promuovendo al contempo una redistribuzione equa delle risorse in caso di cessazione del matrimonio.